Il labirinto della vita

di Giorgia Madonno

· SCRITTURA

 

C'era una volta un labirinto.

Non uno di quelli in cui ci si perde, ma in cui a volte ci si ritrova.

Nella sua storia aveva assunto varie forme.

Era stato di rose, di pietre e di grano.

Vi era scesa la pioggia e soffiato il vento.

Vi erano tramontati il sole e la luna.

Avvicendate le primavere.

In quel labirinto ogni inizio aveva una fine e ogni fine un inizio.

Chi lo conosceva bene vi entrava con una domanda, perché sono le buone domande a dare buone risposte.

C'era chi percorreva il cammino lentamente, chi andava di fretta.

Chi rallentava per annusare il profumo dei fiori, chi ricordava il sapore del pane.

I bambini a volte ci giocavano a palla, perché per loro le domande erano solo i perché e a quei perché non era lì da cercare risposta.

I vecchi a volte vi si sedevano a lato, su una grande panchina.

Loro quel labirinto già svariate volte lo avevano percorso, ma la risposta alla loro
ultima domanda sarebbe comunque arrivata di sorpresa.

Il labirinto aveva un centro, un punto nodale, un'essenza.

Chi vi si soffermava abbastanza a lungo ne usciva con il volto disteso e il sorriso
sereno di chi sa che il senso sta nel cammino,

e che la saggezza è nello stare all'erta, nel cogliere i segnali sottili che ci avvisano, a
volte, di un bivio nascosto, che poi velocemente, richiude.

Segnali che parlano al cuore, a quel cuore pulsante che lì, nel centro del labirinto, sta e sa.

 

 

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