Mindfulness, silenzio, vuoto e solitudine

· Ricerca artistica

Sempre più spesso, noi sentiamo persone praticare la mindfulness, lo yoga, la meditazione, per trovare quiete, silenzio e tranquillità nella propria mente. Nella mia esperienza, la pratica della pittura è una pratica di “mindfulness”. Quando dipingo sono così concentrata in quello che sto facendo, che non devo neanche riconoscere i miei pensieri, per lasciarli andare ... semplicemente non li ho. Sono in un diverso stato di coscienza.

Trovare questo spazio di “vuoto” mentale è molto importante nella nostra società, dove spesso rischiamo di essere sopraffatti dalla velocità, dall’impazienza, anche a causa della connessione digitale continua e dall’essere esposti a stimolazioni continue.

Il mestiere dell’artista visivo è solitario. La solitudine, come il silenzio, sono condizioni indispensabili per potersi connettere interiormente, per sentire ed essere presenti a sé stessi e all’atto creativo, eppure il contesto in cui viviamo tende ad allontanarcene. II rumore è pervasivo, la frenesia del correre e del riempire ogni spazio della nostra vita con cose da fare ci attanaglia, l’iper-connessione ci disabitua alla concentrazione e all’essere presenti a noi stessi, l’ansia e la fatica del presente rendono a molti doloroso l’incontro con sé stessi e la mancanza di comunità e reti sociali accoglienti e stabili ci fanno sentire isolati e vivere quindi con negatività “l’essere soli”.

Allo stesso tempo, però, molte persone cominciano a prendere coscienza della disfunzionalità di tutto ciò e si fanno attrarre e stimolare da insegnamenti lontani di una cultura asiatica che nella sua tradizione ha una grande attenzione per questi concetti (l’approccio zen, la meditazione, il wabi-sabi, la filosofia taoista, lo yoga) e anche da “maestri” molto più vicini a noi: la natura, la montagna, il camminare. Gli uni come gli altri ci insegnano a fermarci e a fare spazio nella nostra mente e nel nostro cuore per assaporare nel qui e ora la nostra vita in una dimensione di autenticità.

L’esercizio della leadership nelle organizzazioni, inevitabilmente, si porta con sé faticosi momenti di solitudine decisionale e di presa di rischio, che solo in parte possono essere condivisi con colleghi e collaboratori. Recuperare il senso positivo della parola e dell’esperienza di solitudine, vederne l’altra faccia della medaglia, significa dare spazio e nutrimento alla propria crescita e sviluppo, attraverso la concentrazione, il radicamento personale, la riflessione che di solitudine, silenzio, vuoto hanno bisogno. Fare vuoto nella propria mente è il lato virtuoso che si oppone con forza all’esperienza negativa del sentire il vuoto relazionale o esistenziale, ed è un atto di ribellione alla corsa continua e al fare incessante che ci impediscono di liberare la nostra creatività e la nostra spiritualità.

Oggi abbiamo difficoltà a non FARE qualcosa.

Poiché la contemplazione è la prima porta alla spiritualità, l’arte ci può aiutare in questo cammino.

La spiritualità non ha nulla a che vedere con la religione, bensì è la capacità di una persona di guardarsi dentro, di porsi domande quali: chi sono? da dove provengo? dove vado? Che cosa voglio portare nel mondo?

Grazie alla spiritualità, una persona è in grado di avere un atteggiamento cosciente e responsabile riguardo a sé stesso, agli altri, al senso dell’esistenza e al resto del mondo.

La mindfulness, il vuoto, il silenzio e la solitudine ci permettono di attingere dalla nostra interiorità, di connetterci al nostro nucleo più interno: quel nucleo in cui percepiamo uno stato di massima prestazione, in cui siamo tranquillamente consapevoli delle nostre condizioni interne ed esterne e che ci mette in grado di adattare, in modo fluido, il nostro comportamento alla situazione emergente.

Eppure l’idea non è nuova: nel corso dei secoli, le persone si sono impegnate in pratiche contemplative, nel tentativo di connettersi con ciò che hanno intuito essere il loro spirito o anima e di esprimerne le qualità nelle loro attività esteriori.

  • "La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo" (Lucio Anneo Seneca)
    • "La solitudine può essere una tremenda condanna o una meravigliosa conquista" (Bernardo Bertolucci)
    • "È nella solitudine, scevra da ogni sorta di condizionamento, che ognuno di noi può ritrovarsi e conoscere appieno sé stesso" (Michele Scirpoli)
    • Lasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza, li fa brillare, permette che aprano un varco nell'oscurità in cui di solito viviamo, nel nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano, si ricevono le visite della consapevolezza: sono i miracoli del noto. (Il silenzio è cosa viva - L’arte della meditazione – Livia Chandra Candiani)
    • In un contesto in cui il rumore non molla mai la presa sull’umanità contemporanea, in cui le parole si svuotano di significato, si acuiscono la nostalgia del silenzio e l’ispirazione a ritrovarlo. […] L’immenso successo del camminare corrisponde, per molti, a una forma di riscoperta del silenzio. […] Il camminatore silenzioso sperimenta un momento di sospensione del tempo, nel quale recupera un senso e una forza interiori. […] La punteggiatura del silenzio, gustata in momenti diversi dell’esistenza appare un atto ricostitutivo, un necessario tempo di riposo, prima di ritrovare il rumore, inteso in senso proprio o figurato, dell’immersione nella civilizzazione urbana. […] Chi cammina riposiziona il silenzio al centro della propria esistenza. (David Le Breton, 2012).
    • Ogni arte è un pieno che traccia un vuoto: la danza lo disegna, la musica lo risuona, la poesia sospende la parola e non ne garantisce il ritorno, non solo con gli a capo, ma anche con la sospensione del senso comune, la scultura toglie la materia per far apparire dal vuoto la forma, la pittura traccia nel vuoto i contorni dei pieni. (Il silenzio è cosa viva - L’arte della meditazione – Livia Chandra Candiani)

 

Pratica artistica

Esercizio 1 . Osserva queste due opere di T'ang Haywen: una prevalentemente vuota e l'altra piena e prova a sentire l'emozione che ti trasmettono.

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Domande di riflessione e “journaling”:

  • Che significato dai alle parole vuoto, silenzio, solitudine? Attribuisci loro un’accezione positiva o negativa?
  • Come pratichi la consapevolezza e ti riposi dal lavorio dei pensieri mentali?
  • Come puoi praticare momenti di contemplazione e di silenzio?
  • Che rapporto hai con la spiritualità, la ricerca di senso e l’introspezione?

Scritto da: Giorgia Madonno